Scoperta nel ’98 da due giavenesi durante la loro prima battuta nella zona. L’ingresso si apre a fianco di una dolina su un grosso affioramento calcareo nel centro della conaca del Biecai, poco lontano dal sentiero che dalla Porta Biecai porta al Col del Pa.

La prima punta porta volocemente una nutrita squadra sul fondo di un 60 m che intercetta una frattura (visibile anche dall’esterno), ed un successivo pozzo da 20 m con sezione circolare e diametro di 3-4 m. L’esplorazione si ferma su una menosa strettoia, soffiante una discreta quantità d’aria, che impegnerà almeno 4-5 punte di scavo.

L’anno giusto è poi il ’99, passata la strettoia si continua a seguire la spaccatura che si approfondisce rapidamente. Con un paio di salti si intercetta una sala a -100, con molti arrivi dall’alto, battezzata Salle du boh. Qui l’aria proveniente dal fondo si divide, in parte esce dalla via esplorata ed in parte sale verso l’alto, probabilmente uscendo dalle doline che si trovano in superficie. Continuando a scendere, altri due pozzetti portano ad un sifoncino a quota -140 m ca. Questa è la fine del meandro, il Don’t warry be happy, un sifoncino di piccole dimensioni, quasi una pozzanghera, appoggiato ad un pavimento di ghiaia. Sulle pareti segni di fango alti mezzo metro indicano segni di una recente piena, forse dovuta allo scioglimento delle nevi, l’aria arriva debole da un piccolo camino proprio sopra il sifone…che sia il by pass?

Ancora il 2000 vede 2 punte che in poche ore di scavo riescono a superare il sifone, al di la una simpatica fortezza, ovvero un bel pozzo ascendente, ben lavorato dall’acqua senza finestre visibili. Il pavimento è un tappo di ghiaia e l’aria tende a salire verso l’alto.

Negli anni successivi vengono poi fatte alcune punte con lo scopo di risalire i vari camini in Sal du Bo, ma nessuna porta ai risultati sperati, i camini sembrano tendere ad uscire…siamo a poce decine di metri da doline soffianti. La